"Con l'aumento delle tariffe si disincentiva l'uso del mezzo pubblico. Scongiurare l'aumento del 30 per cento degli abbonamenti"
"La parziale marcia indietro del comune di Perugia sull'aumento del biglietto unico ci appare tardiva e inefficace. Prima il comune aumenta del 50 per cento il prezzo del biglietto unico, scontentando centinaia di studenti e pendolari e scoraggiando l'uso del trasporto pubblico, poi cerca di riparare al danno introducendo una corsa per un solo mezzo al prezzo di un euro, aumentando contestualmente il costo degli abbonamenti del 30 per cento. Come dire, un errore per riparare a un altro errore". Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale, e Matteo Minelli, responsabile del dipartimento Giovani dell'Italia dei Valori, commentano la notizia dell'introduzione da parte del comune di Perugia di un biglietto per un solo mezzo al prezzo di un euro.
"Comprendiamo - continuano Dottorini e Minelli - le difficoltà del comune di Perugia per la riduzione dei finanziamenti statali per il trasporto pubblico e ancora una volta dobbiamo constatare che la mannaia del governo continua a colpire i cittadini, soprattutto quelli appartenenti alle fasce più deboli. Come avevamo previsto, infatti, i tagli operati alle regioni stanno mettendo a serio rischio la sostenibilità economica delle aziende di trasporto locale. Ma è inutile aumentare le tariffe, anche perché questo produrrà un'ulteriore riduzione dell'utenza, con danni all'ambiente e alla qualità dei servizi. Un aumento delle tariffe pari al 50 per cento, in un comune, quale Perugia, in cui adesso i cittadini pagano più di quelli di altri comuni come Roma, Firenze, Napoli, Milano e Torino, rischia però di produrre l'effetto opposto a quello desiderato. Occorre invece che la Regione si faccia carico di avviare serie politiche integrate per un reale rilancio del trasporto pubblico, tagliando su sprechi e inefficienze. Quello che chiediamo è che con un euro si possa acquistare il biglietto unico ad oggi rimasto alla tariffa di un euro e cinquanta. Accanto a questo servono nuovi piani urbani della mobilità, associati a misure di disincentivazione dell'uso dell'auto privata, e servono politiche più attente alle fasce di reddito e a particolari fasce di utenza, come ad esempio gli alunni delle scuole".
"Occorre quindi incentivare quanto più possibile l'utilizzo del trasporto pubblico, anche prevedendo condizioni favorevoli per alcune fasce di utenti, e contemporaneamente disincentivare l'utilizzo del mezzo privato - concludono gli esponenti Idv -. Si può cominciare subito, con una politica tariffaria più equa ed efficace che ad esempio preveda un forte sconto per l'abbonamento scolastico del secondo figlio e ancor più del terzo, e così via. In questo modo la Regione Umbria potrà mostrare anche come risponde a un governo nazionale che continua a sbandierare, ma solo a parole, la 'tutela della famiglia', per poi, di fatto, tagliarle ogni servizio, a partire da quelli del trasporto pubblico".
Il Consiglio regionale ha approvato il Documento annuale di programmazione per l'anno in corso. Sotto potete trovare l'intervento in aula di Oliviero Dottorini. Da questo link potete scaricare l'intervento come file pdf.
Grazie Presidente, colleghi,
Il Dap, che già di per sé rappresenta lo strumento principe della programmazione regionale, quest'anno riveste un'importanza ancora maggiore almeno per due motivi: da un lato perché si tratta del primo documento di programmazione di questa legislatura ed è quindi chiamato a dare un'impronta che non si limita al solo 2011, dall'altro lato perché si inserisce in un contesto - internazionale, nazionale e regionale - caratterizzato dal perdurare di una crisi economico-sociale che ancora stenta a mostrare segni di ripresa e da una politica del governo nazionale che sempre di più si sta dimostrando inadeguata e incapace di dare una vera svolta riformatrice al Paese, scaricando l'onere della correzione dei conti pubblici sulle risorse destinate alle regioni e agli enti locali.
Partendo da queste premesse, rappresenta un compito impegnativo riuscire a delineare un'azione riformatrice in grado di fornire all'Umbria gli strumenti per affrontare con fiducia la sfida di uno sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo. Un compito che richiede quindi un dibattito serio e approfondito a cui le forze politiche che rappresentano i cittadini umbri in Consiglio regionale non possono sottrarsi. Per questo Italia dei Valori ha inteso fin dall'inizio dell'iter di questo documento fare la sua parte, nel tentativo di contribuire a definire una visione moderna e improntata alla discontinuità rispetto alle politiche sociali, economiche e ambientali della nostra regione.
Il gruppo consiliare che rappresento ha quindi preso sul serio la responsabilità di pervenire, nell'ambito della maggioranza di centrosinistra, all'approvazione di un documento quanto più possibile lungimirante, avanzato e rispondente alle esigenze del nostro tessuto economico, produttivo e sociale. Non ci siamo sottratti al nostro lavoro, approfondendo ogni singolo aspetto del Documento e coinvolgendo tutto il partito, articolato nei vari dipartimenti tematici, nella individuazione di integrazioni o modifiche che, a nostro avviso, avrebbero potuto migliorare il testo inizialmente proposto.
E' importante partire da un dato incontrovertibile per affrontare la stagione che ci attende e ammettere che non sempre le politiche economiche e di sviluppo elaborate per l'Umbria hanno ottenuto i risultati attesi. Non ha raggiunto ciò che prometteva il Patto per lo sviluppo, nelle sue diverse fasi; non ha dato frutti apprezzabili la stagione dei cosiddetti progetti caratterizzanti che in certe circostanze, anzi, hanno provocato soltanto degli strappi nel tessuto imprenditoriale della Regione.
Diciamo subito, a scanso di equivoci, che condividiamo le scelte politiche di fondo che il Dap individua come strategiche. Siamo convinti che l'Umbria necessiti di una decisa azione riformatrice sul versante della semplificazione amministrativa ed istituzionale, che sia corretto individuare nella green economy e nella economia della conoscenza le leve per immaginare un reale sviluppo sostenibile e duraturo della regione e che sia giusto prestare una particolare attenzione alle persone ed al loro benessere, attraverso il ridisegno di un modello di welfare universale e sostenibile, pure in una situazione di carenza di risorse.
Sono anni che sosteniamo queste tesi valutando che per l'Umbria occorre un nuovo progetto di regione, un modello che prevede un futuro sostenibile e d'avanguardia che, puntando sulla ricerca, l'innovazione, sulle peculiarità imprenditoriali umbre e sulla vocazione del suo territorio, persegua la sostenibilità ambientale ed economica dello sviluppo e la valorizzazione della qualità della vita sociale. Quando già nel primo nostro intervento in occasione del Dap del 2006 parlavamo di green economy qualcuno ci guardava come fossimo marziani. Adesso quegli indirizzi sembrano essere diventati patrimonio comune dell'intera coalizione che li sceglie come strumento per portare l'Umbria fuori da una crisi che potrebbe avere effetti devastanti per la nostra regione. Non possiamo che rallegrarcene. C'è da dire anche, tuttavia, che spesso la declinazione di quei principi nelle misure concrete da adottare risente di ancoraggi al passato che stentano a trovare un'evoluzione positiva.
Ribadendo quindi una condivisione di fondo del documento, non possiamo però nascondere che il testo sottoposto dalla giunta all'esame della prima commissione presentava diverse criticità e diversi aspetti che per noi non erano condivisibili. A questo proposito rivendichiamo il merito di aver saputo stimolare un dibattito serio e concreto, sia all'interno della maggioranza che nelle sedi istituzionali, registrando una partecipazione importante e un dibattito che ha portato la giunta stessa a recepire molte delle nostre osservazioni.
Pertanto il testo che arriva oggi in aula, così come accompagnato dalla risoluzione approvata dalla prima commissione, è sicuramente migliore, più completo e corretto in alcune sue evidenti criticità.
Sento di poter dire che all'interno della coalizione di centrosinistra abbiamo raggiunto un buon accordo. Il nostro lavoro di approfondimento e di proposta trova oggi un esito positivo. Certo, rimangono aperte questioni importanti su cui Idv mantiene una posizione che non coincide con quella di altre forze della coalizione. Su rifiuti, infrastrutture, riforme endoregionali rimangono divergenze che avevamo già manifestato in occasione del dibattito sulle linee programmatiche di legislatura e che oggi non vengono sanate dal Documento che andiamo ad approvare. Su questi temi continueremo tuttavia a batterci dentro e fuori dai palazzi della politica, ricercando sempre un confronto all'interno della maggioranza. Ma abbiamo sicuramente segnato un punto: sui temi che più da vicino riguardano il futuro dell'Umbria nessuno può immaginare di intervenire con forzature o con soluzioni a "scatola chiusa".
Per questo possiamo affermare che il Documento che attraverso la proposta di risoluzione ci accingiamo ad approvare è a nostro avviso equilibrato e in grado di prefigurare una regione più attrezzata a fronteggiare la grave crisi economica che sta investendo anche l'Umbria.
Nella nuova versione del Dap trovano un argine le derive inceneritorie che attraversano purtroppo anche alcuni settori della maggioranza. Ma anche su temi importanti come sanità, politiche per gli anziani, agricoltura, artigianato, ambiente, connessione tra settore turismo-ristorazione e prodotti tipici locali otteniamo dei risultati significativi. Si introducono principi importanti come il policentrismo dell'Umbria e per quanto riguarda le riforme endoregionali la necessità di eliminare gli enti di secondo livello, per individuare in Province e Comuni le istituzioni di decentramento amministrativo. Viene acquisita dal governo regionale anche la necessità di dare applicazione alla legge sugli acquisti ecologici per le amministrazioni pubbliche. Positivo anche l'inserimento della valorizzazione della stampa periodica locale, del commercio equo e del mobile in stile.
Per lo stesso motivo apprezziamo che si sia deciso di specificare la scelta di rafforzare il sostegno, attraverso il Psr, all'agricoltura biologica, inspiegabilmente dimenticata nella stesura iniziale. Grazie alle nostre sollecitazioni, inoltre, è stata modificata la parte relativa alla predisposizione del disegno di legge regionale concernente le produzioni transgeniche che, così com'era, risultava piuttosto ambigua, specificando che il fine di tale legge sarà quello di evitare ogni possibile contaminazione con gli Organismi geneticamente modificati. A questo proposito noi ribadiamo la nostra convinzione che l'Umbria debba essere un territorio Ogm-free e che sia off-limits per le grandi multinazionali del transgenico che sono alla ricerca di nuovi territori da contaminare.
Riteniamo che le nostre proposte abbiamo migliorato anche la programmazione che attiene al settore della sanità e delle politiche sociali. Particolarmente rilevante, a questo proposito, è l'impegno assunto con il Dap a dare priorità all'approvazione di una nuova legge regionale sui criteri per le nomine dei direttori generali e dei ruoli apicali in sanità, nonché sui criteri per la valutazione del conseguimento degli obiettivi che andranno definiti con precisione al momento del conferimento degli incarichi. Il gruppo Idv su questo tema ha già presentato una proposta di legge, siamo ovviamente aperti al confronto con ulteriori proposte che potrebbero arrivare anche dalla giunta, ma riteniamo che la vicenda di Sanitopoli richieda risposte politiche precise e rapide.
Siamo soddisfatti anche del fatto che, nell'ambito delle azioni previste per promuovere la green economy, abbia trovato spazio la previsione di garantire la piena operatività della legge regionale 18 del 2008 sulla promozione degli acquisti pubblici ecologici. Per quanto riguarda le politiche per lo sviluppo economico e il sistema delle imprese, ricordando il ruolo che rivestono in Umbria le piccole e medie imprese, e quelle artigiane in particolare, e ribadendo l'importanza di impostare azioni di sviluppo a partire dalle peculiarità umbre, riteniamo significativo aver previsto la definitiva attuazione della legge regionale che istituisce il marchio per la tutela del mobile in stile e per il riconoscimento delle aree di eccellenza, legge che può fornire una risposta concreta alle esigenze di un settore che sta attraversando una crisi importante e che era stato colpevolmente dimenticato, pur riguardando molte realtà imprenditoriali sane del nostro tessuto produttivo.
Relativamente alle politiche di valorizzazione della risorsa Umbria attraverso la filiera turismo-ambiente-cultura, condividiamo l'intenzione di mettere a sistema il patrimonio ambientale, culturale, artistico e urbano secondo una logica multidimensionale e di puntare sulla definizione di un Piano regionale di comunicazione. Così come abbiamo proposto ed ottenuto la previsione di azioni di connessione tra il settore turismo-ristorazione e quello dei prodotti tipici locali di qualità.
Anche per quanto riguarda il trasporto pubblico locale ha potuto trovare spazio la nostra proposta di realizzazione, nel 2011, dell'orario integrato che consentirà un uso più agevole del mezzo di trasporto pubblico da tutte le località del territorio regionale, anche da quelle non servite dalla rete ferroviaria. Si tratta di uno dei tanti strumenti finalizzati ad incentivare il trasporto pubblico al posto di quello privato. Non meno importanti inoltre sono le misure previste in tema di sperimentazione in tutte le aziende sanitarie territoriali, con il contributo dell'Università, dello sviluppo dell'offerta di cure intermedie per la gestione della fase post-acuta, di riqualificazione dell'offerta di servizi in favore degli anziani e non autosufficienti, sia in relazione alla funzione ospedaliera per quanto riguarda l'emergenza che spostando risorse verso la rete dei servizi territoriali. A tal proposito abbiamo proposto di potenziare l'assistenza domiciliare anche attraverso percorsi formativi per addetti all'assistenza dei disabili e degli anziani.
Infine, siamo soddisfatti per le integrazioni al Dap che hanno permesso di inserire il tema dell'autocostruzione ed autorecupero nell'ambito delle politiche per la casa, tema che è oggetto di una proposta di legge presentata dall'Idv e che confidiamo possa essere discussa in quest'aula quanto prima, e l'impegno a confermare il finanziamento per le azioni previste da una legge che sta dando ottimi risultati come quella sul commercio equo e solidale.
Detto questo, è però corretto sottolineare che rimangono aperte questioni importanti su cui l'Italia dei Valori, come ho appena ricordato, mantiene una posizione che non coincide con quella di altre forze della coalizione e alcuni aspetti che ci soddisfano solo parzialmente.
Rispetto alla riforma endoregionale, ad esempio, mentre prendiamo atto con soddisfazione dell'accoglimento del principio secondo il quale, in coerenza con il dettato costituzionale, si dovrà procedere ad eliminare gli Enti di secondo livello (Ati, Comunità montane) e a ridefinire competenze, funzioni e risorse tra Regione, Province e Comuni, nutriamo forti perplessità sull'ipotesi di costituzione di una agenzia forestale regionale, che ci appare come una riproposizione di strutture intermedie che potrà facilmente trasformarsi nell'ennesimo baraccone.
Relativamente alle problematiche legate al comparto zootecnico, se da un lato si è rimediato a una grave dimenticanza, accettando di inserire tra le priorità la definizione di un Piano zootecnico regionale, con particolare attenzione rivolta alla suinicoltura, come peraltro deliberato pochi mesi fa da questo stesso Consiglio, è significativo che non sia stata accolta la nostra proposta di prevedere misure specifiche di sostegno per il settore zootecnico estensivo che, a nostro avviso, meglio si sposa con le peculiarità del territorio umbro e con l'obiettivo di costruire filiere interamente locali e di qualità. Eppure, almeno a parole, si vorrebbe puntare su filiere locali e marchi di qualità: si pensa di farlo ancora con la soccida, le mega stalle e senza incentivare allevamenti a terra e di qualità?
Anche sul settore del tabacco avevamo avanzato proposte che riteniamo di buon senso e che avrebbero permesso di affrontare l'inevitabile progressiva conversione verso produzioni a minor impatto ambientale, come ad esempio quelle legate all'agroenergia, conservando la redditività che il settore ha saputo garantire in passato. Proposte che però non sono state accolte.
Così come ci sembra di buon senso la proposta di allineare l'Umbria alle regioni più virtuose, aumentando i canoni di concessione per l'imbottigliamento delle acque minerali, oggi a livelli irrisori, magari giungendo ad una redistribuzione del lucro che alcune multinazionali fanno attraverso un bene comune fondamentale e che attualmente utilizzano quasi gratuitamente. Anche questa proposta purtroppo è caduta inspiegabilmente nel vuoto.
Ci sono altri temi su cui la distanza rimane ancora grande. Per quanto riguarda le politiche in materia di infrastrutture, abbiamo avuto modo altre volte di manifestare la nostra posizione critica: troppe le priorità individuate che non vedranno mai un compimento, alcune nemmeno condivisibili (come la trasformazione della E45 in autostrada), e mancanza di progetti che realmente potrebbero rappresentare una risposta alla carenza di accessibilità dell'Umbria. Noi abbiamo provato ad indicare alcune priorità, sulle quali abbiamo riscontrato una chiusura incomprensibile da parte della giunta. Mi riferisco in particolare alla realizzazione della variante della Orte-Falconara sulla direttrice Foligno, Assisi, Perugia Aeroporto, Branca, Fabriano, che metterebbe il capoluogo e l'aeroporto su una tratta nazionale di Alta Capacità di seconda classe, consentirebbe di addurre al treno un bacino di oltre quattrocento mila abitanti, oggi completamente esclusi dal traffico ferroviario nazionale, e darebbe una prospettiva certa di sviluppo a un aeroporto, quello di Sant'Egidio, altrimenti destinato al declino. Stesso esito ha avuto la proposta di introdurre la modalità tram-treno, che è l'unico modo per rendere la Fcu una vera metropolitana di superficie, capace di servire l'interno dei centri urbani e non solo le lontane periferie.
Infine c'è il tema dei rifiuti. La nuova versione del Dap, come ho già detto, mette un argine preciso a chi pensa di applicare il Piano dei rifiuti a pezzi, magari partendo dall'ultimo pezzo, vale a dire quello che nei desideri di alcuni si chiama inceneritore. Non viene colmata la distanza su molti aspetti, ma quanto meno si fissa il principio che nessuno può pensare di fare salti in avanti senza aver dato impulso a una seria politica di riuso, recupero e raccolta differenziata che dovrà raggiungere almeno il 50 per cento prima di poter passare all'individuazione della migliore soluzione per gli impianti di smaltimento ultimo. E' importante ad esempio che si sia previsto di riaprire il Piano regionale dei rifiuti al fine anche di sviluppare azioni per il recupero dei materiali (riciclo e riuso). Si tratta di un aspetto che rappresenta il primo vero impegno alla costruzione di una filiera industriale, che affronta il tema in un'ottica europea di sostenibilità ambientale e non a vantaggio di chi, attraverso la termovalorizzazione, con i rifiuti intende solo speculare.
Grazie al nostro sforzo anche il resto delle forze di maggioranza hanno preso atto dell'insostenibilità dei pesanti ritardi sulla raccolta differenziata che indicano come il Piano approvato solo due anni fa - a meno di una decisa accelerazione - si stia avviando verso il fallimento. Noi abbiamo ribadito di non essere disposti ad avallare ulteriori inadempienze, abbiamo ricordato che non verremo a patti con la volontà di chi pensa che il Piano dei rifiuti sia solo l'insieme di buoni propositi con cui infiocchettare un bell'impianto di incenerimento. Chi pensa questo - e vorremmo che l'assessore competente in materia ne assumesse consapevolezza - deve sapere che nel nostro gruppo incontrerà un'azione di contrasto ferma e intransigente.
Il punto di accordo raggiunto in maggioranza rappresenta, a nostro avviso, un risultato sostanziale. Dire, cioè, che non si avvierà la fase esecutiva della chiusura del ciclo attraverso il trattamento termico sino a quando non si sarà raggiunta la percentuale del 50 per cento di raccolta differenziata rappresenta un ancoraggio fondamentale che, per la prima volta, fissa una priorità nella gerarchia degli interventi alla quale tutte le altre fasi sono subordinate.
Inoltre, rimarcare l'obbligo di netta separazione fra i gestori della raccolta differenziata e della chiusura del ciclo costituisce un'ulteriore garanzia per evitare che interessi speculativi sovrastino l'interesse generale dei cittadini. Così come riaffermare la necessità del passaggio, da parte dei comuni, da tassa a tariffa, secondo il principio che chi meno inquina meno paga, è un ulteriore passo in avanti che la nostra battaglia politica ha determinato.
Detto questo, bisogna però prendere atto che sul tema della gestione integrata dei rifiuti permangono due visioni diverse e non completamente conciliabili fra le forze di centrosinistra. Noi crediamo ancora che sia possibile affrontare questo tema con lungimiranza, individuando soluzioni innovative, salvaguardando l'efficienza del sistema e allo stesso tempo garantendo una adeguata tutela della salute dei cittadini e in futuro continueremo con forza a sostenere la nostra posizione.
Purtroppo constatiamo che c'è ancora chi, purtroppo non solo a destra, ha come unico chiodo fisso quello dell'incenerimento e delle discariche, assecondando così le aspettative di soggetti, come ad esempio Gesenu, che oltre a non essere in grado di offrire un servizio di raccolta adeguato, tale da permettere il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata, non perdono occasione di esprimere valutazioni su questioni che non gli competono, come la localizzazione, il dimensionamento e i tempi di realizzazione dell'impianto di chiusura del ciclo. Ecco, forse sarebbe opportuno che qualcuno ricordasse a Gesenu che la funzione di programmazione e indirizzo sta - fino a prova contraria - in capo ai decisori politici. O almeno così dovrebbe essere, anche se il silenzio dell'assessore rispetto alle ultime esternazioni dei vertici di Gesenu ci fa venire qualche dubbio.
In conclusione, Presidente, credo di poter dire che il Documento che attraverso la risoluzione di maggioranza andiamo ad approvare costituisce una buona base di partenza per immaginare il rilancio di un'Umbria più aperta, più solidale, più capace di cogliere le sfide della modernità. Sicuramente, grazie anche al dibattito che si è sviluppato in Consiglio regionale, dai nostri lavori esce una proposta di risoluzione equilibrata e in grado di prefigurare una regione più attrezzata a fronteggiare la grave crisi economica che sta investendo anche l'Umbria. Anche come Italia dei Valori acquisiamo la soddisfazione di un lavoro metodico e condotto sul filo dei contenuti attraverso proposte concrete e costruttive, capaci di inserire elementi di discontinuità nelle politiche regionali.
Per questi motivi, valutiamo positivamente il Dap nel suo complesso e annunciamo che il gruppo Idv voterà a favore dell'atto oggi in esame.
Grazie.
"Dal Giurì schiaffo alla pubblicità ingannevole del Forum nucleare. Dopo grande risultato della raccolta firme necessaria mobilitazione per raggiungere quorum"
"Ad una visione antiquata e padronale delle istituzioni, dell'ambiente e della salute dei cittadini è necessario rispondere in maniera forte e chiara attraverso il più formidabile strumento di democrazia diretta che i cittadini hanno a disposizione: il referendum" Con queste parole il capogruppo Idv in Consiglio regionale Oliviero Dottorini invita le cittadine ed i cittadini dell'Umbria a firmare la petizione online (www.iovotoil29maggio.it) per indire un "election day" che riunisca nella giornata del 29 maggio il secondo turno delle elezioni amministrative e la consultazione referendaria su legittimo impedimento, acqua e nucleare, i tre quesiti sui quali gli umbri, e gli italiani tutti, saranno chiamati a pronunciarsi.
"La petizione - spiega Dottorini - prende il nome dal giorno in cui sarebbe bene votare. Con la solita tattica di far slittare i referendum a ferie già cominciate, in modo da non raggiungere il quorum, si vuole predisporre una data diversa da quella del secondo turno delle elezioni amministrative. Noi riteniamo assurdo e offensivo, dato il momento di crisi economica, buttare al vento milioni di euro per non accorpare il secondo turno delle amministrative con i tre referendum. Soldi mandati al macero da un governo nemico della democrazia e dei più elementari diritti civici. Alla petizione online si aggiungeranno iniziative sulle principali piazze umbre per spiegare ai nostri concittadini quali rischi si corrono nell'affidare le risorse primarie e i valori fondanti dell'individuo in mani sbagliate. Il filo conduttore che lega i tre referendum sui quali siamo chiamati ad esprimerci è che gli finalmente potremo smascherare definitivamente l'arroganza di un governo che non avendo argomenti ai quali aggrapparsi, continua a distribuire menzogne e atti che vanno contro le regole ed il semplice buon senso. L'ultimo schiaffo alla propaganda nuclearista è venuto dal Giurì dell'Autodisciplina Pubblicitaria che ha giudicato ingannevole lo spot del Forum Nucleare Italiano. I cittadini italiani già nel 1997 si erano espressi in maniera molto chiara contro il nucleare in Italia. Oggi dopo 24 anni è necessario ribadire questa contrarietà in maniera altrettanto chiara e compatta, a causa di un Governo nazionale che è disposto a qualunque cosa pur di portare avanti gli inconfessabili interessi di pochi soggetti."
"E' necessario - conclude Dottorini - dare seguito allo straordinario risultato raggiunto in fase di raccolta delle firme, creando uno schieramento più vasto possibile di cittadini, associazioni, organizzazioni sociali, che si adoperino per far vincere queste tre grandi battaglie di civiltà. In questo senso riteniamo che ancora un volta l'Umbria stia dimostrando una notevole sensibilità rispetto alle questioni poste e non possiamo che registrare con soddisfazione le adesioni pervenute negli ultimi giorni, anche da parte di illustri esponenti politici del centrosinistra."
"Bloccare ogni decisione almeno fino all'insediamento del nuovo Cda. Inaccettabili nuovi aumenti delle bollette quando i bilanci registrano utili costanti"
"Ci troviamo di fronte a un'operazione ad altissimo rischio di ricadute negative sugli utenti, sui lavoratori e sulla gestione di un bene comune come l'acqua che deve essere tenuto il più lontano possibile da speculazioni e tentativi di privatizzazione. Sarebbe opportuno che i sindaci dei 38 comuni soci di maggioranza di Umbra Acque battessero un colpo e contrastassero l'intenzione dei vertici aziendali di scindere in due l'azienda. Una scelta grave e sbagliata che per giunta verrebbe assunta da un consiglio d'amministrazione scaduto e in regime di prorogatio, mentre richiederebbe almeno un organo decisionale nel pieno dei propri poteri. La fretta dei vertici di sancire lo sdoppiamento è quanto meno sospetta e a noi fa pensare che a rimetterci saranno ancora una volta gli interessi della collettività". Con queste parole il capogruppo regionale dell'Italia dei Valori, Oliviero Dottorini, interviene sulle voci che danno come imminente la scissione di Umbra Acque.
"Si tratterebbe - aggiunge Dottorini - di una scelta con ricadute preoccupanti per il futuro dei lavoratori e con effetti sicuramente dannosi per i cittadini che con tutta probabilità vedrebbero aumentare le tariffe a parità di servizio. Già ora Perugia, secondo i dati dell'Osservatorio «Prezzi e Mercati» di Indis relativi al 2009, si posiziona ai vertici nazionali quanto alle tariffe sull'acqua. Adesso, con la decisione di sdoppiare la società trasferendo alla nuova azienda le sedi, il parco macchine e la gestione di servizi come il laboratorio analisi, l'ufficio progetti e il call center, si avrebbe l'effetto di aggravare i costi del servizio idrico che sarebbero riversati ancora una volta sulle bollette dei cittadini. Inoltre sembra che i bilanci di Umbra Acque continuino ad essere in attivo: nel 2009 il bilancio ha registrato un utile di circa 1 milione e 800mila euro, mentre pare che il bilancio 2010 chiuda addirittura a più 2 milioni di euro. Non si capisce quindi la necessità di continui aumenti delle bollette. I cittadini dovrebbero pagare per la fornitura di un servizio e non per garantire profitti così elevati a soggetti privati che dovrebbero invece preoccuparsi di rendere più efficiente la rete idrica e meno frequenti le esternalizzazioni dei servizi".
"Chiederemo anche alla giunta regionale di esprimersi in maniera meno evasiva rispetto a questo progetto ancora non chiaro nei suoi contorni. Dalle notizie che abbiamo però - aggiunge il capogruppo Dottorini - pare delinearsi un quadro che vede un'azienda a maggioranza pubblica privarsi del patrimonio che costituisce il proprio capitale sociale per poi acquistare i servizi da un proprio doppione, garantendo così grandi profitti alla parte privata e impoverendo la parte pubblica, danneggiando i cittadini e mettendo a rischio il futuro di molti lavoratori. Per questo chiediamo che i comuni che fanno parte della società facciano sentire la propria voce, visto che detengono la quota di maggioranza dell'azienda. Occorre bloccare questa operazione e rimandare ogni eventuale decisione a quando sarà in carica il nuovo consiglio d'amministrazione".
Non so come,
ma in questi anni mi ero perso questa DGR della Regione Marche riguardante le moto di particolare interesse storico e collezionistico (20 ÷ 29 anni).
La Regione Marche con questa DGR 592 del 14/04/2009, ha riconosciuto l'esistenza e quindi la validità degli elenchi redatti annualmente dalla F.M.I..
La cosa "particolare" e secondo me giusta, sotto alcuni aspetti, è che solo le moto presenti nell'elenco della F.M.I. possono accedere ai benefici fiscali della L.342/2000, e non anche quelle iscritte.
Ovviamente in questa DGR 592 si fa menzione del fatto che l'Associazione asi (che sarebbe senza fini di lucro...cough cough...) non redige alcun elenco per gli autoveicoli, indovina un po' perché ?
"Acqua bene da sottrarre alla speculazione. Necessario aumentare i canoni di concessione, allineandoci almeno alle regioni più virtuose"
"I dati del 2009 relativi al settore dell'imbottigliamento delle acque minerali in Umbria confermano che occorre assolutamente correggere una situazione che appare ormai insostenibile, allineando l'Umbria alle regioni più virtuose. Non è più tollerabile vedere aziende che lucrano enormi profitti, utilizzando un bene comune fondamentale e versando solo pochi 'spiccioli' nelle casse pubbliche, per un'attività che comporta anche un notevole impatto ambientale. E' necessario aumentare i canoni di concessione per le aziende che imbottigliano, adeguandoli almeno a quelli delle regioni con legislazioni più avanzate della nostra. Oltre a questo è necessario che i proventi dei canoni per l'imbottigliamento vengano investiti in opere di manutenzione della rete idrica, in informazione sulle qualità dell'acqua pubblica, nel miglioramento delle risorse idriche, anche con ricadute nei territori interessati da insediamenti industriali di imbottigliamento". Con queste parole il capogruppo regionale dell'Italia dei Valori, Oliviero Dottorini, commenta i dati elaborati dalla Regione Umbria nella relazione sull'attuazione della legge 22 del 2008 sulla ricerca, coltivazione e utilizzo delle acque minerali.
"La nostra proposta di aumentare i canoni di concessione - spiega il capogruppo Idv - intende correggere una situazione incredibile che fa sì che, a fronte di un miliardo e 250 milioni di litri imbottigliati in Umbria, nelle casse della regione arrivino poco più di 1,5 milioni di euro, praticamente una cifra simbolica. L'Umbria cioè sta di fatto regalando un bene comune preziosissimo alle aziende dell'imbottigliamento senza ricevere in cambio che problemi, legati sia allo smaltimento dei rifiuti che all'ambiente. I benefici per la collettività infatti sono praticamente inesistenti. L'impatto occupazionale è minimo. In cambio l'Umbria deve farsi carico dei costi derivanti dall'inquinamento per il trasporto delle merci fino a quelli per lo smaltimento della plastica. Le aziende che imbottigliano pagano circa due lire al litro per un bene che, una volta imbottigliato e portato negli scaffali del supermercato, rivendono a 400-500 lire. La normativa umbra prevede canoni bassissimi pari a 50 euro per ettaro e, grazie alla nostra azione nella passata legislatura, pari a 1 euro ogni mille litri prelevati (precedentemente era di 0,50 euro). La regione Lazio fissa invece i canoni a 60 euro per ettaro e a 2 euro ogni mille litri, mentre il Veneto fa pagare alle aziende 580 euro ad ettaro e 3 euro ogni mille litri. Per questo riteniamo che sia giunto il momento di allinearsi quanto meno alle regioni più virtuose".
"In questo business senza limiti, a rimetterci sono i cittadini - conclude Dottorini - che si vedono sottrarre un bene pubblico a prezzi irrisori e che riacquistano quello stesso bene a costi esorbitanti. L'ubriacatura pubblicitaria spinge infatti i consumatori italiani ad essere tra i primi consumatori al mondo di acqua in bottiglia, rinunciando a consumare quella del rubinetto, che dà molte più garanzie di qualità. Sarà importante che i maggiori introiti che deriveranno alla Regione dell'aumento dei canoni servano a finanziare una informazione corretta per invitare a bere l'acqua dei nostri rubinetti e per garantire a tutti i cittadini la conoscenza delle qualità organolettiche dell'acqua che sgorga dai rubinetti. Attualmente invece risulta per i cittadini difficile e macchinoso, se non impossibile, conoscere la qualità dell'acqua della rete pubblica - ha precisato Dottorini -. Per questo chiediamo che la Regione, insieme ad Arpa, Asl, Ati e aziende di gestione, metta in rete le analisi periodiche dell'acqua potabile suddivise quartiere per quartiere e accessibili a tutti, così come accessibili a tutti deve essere un rapporto dedicato allo stato di salute della risorsa idrica umbra e la possibilità per il singolo cittadino di richiedere analisi complete dell'acqua del proprio rubinetto, senza aggravi di costi, così come avviene nei maggiori paesi europei. La mancanza di trasparenza, infatti, unita alla scarsa pubblicità che viene fatta dell'acqua e a un'accondiscendenza eccessiva nei confronti delle attività estrattive della regione, induce solo a sospetti e non incentiva certo l'uso dell'acqua pubblica. Una situazione intollerabile a cui andrebbe posto rimedio, valorizzando meglio una risorsa importante del nostro territorio e, allo stesso tempo, perseguendo una politica di riduzione dei rifiuti. In tempi di emergenza rifiuti non è un elemento da trascurare".
"Premiato il nostro lavoro di approfondimento e proposta. Affermata necessità di confronto senza forzature né soluzioni a scatola chiusa"
"Sul Dap abbiamo raggiunto un buon accordo. Il nostro è stato un lavoro di approfondimento e di proposta che oggi trova un esito positivo e che rende quel documento più completo e più lungimirante. Certo, rimangono aperte questioni importanti su cui Idv mantiene una posizione che non coincide con quella di altre forze della coalizione. Ma abbiamo sicuramente segnato un punto: sui temi che più da vicino riguardano il futuro dell'Umbria è necessario un dibattito tra le forze di centrosinistra senza pretendere di portare soluzioni a "scatola chiusa" o tentare forzature. Anche perché alla fine i risultati sono tutt'altro che disprezzabili". Questo il commento del capogruppo Idv in Consiglio regionale Oliviero Dottorini e del consigliere Paolo Brutti, segretario regionale Idv, all'approvazione del Documento annuale di programmazione 2011 da parte della prima commissione consiliare.
"Nella nuova versione del Documento - spiegano Dottorini e Brutti - trovano un argine le derive inceneritorie che attraversano purtroppo anche alcuni settori della maggioranza. Rimane la distanza su molti aspetti, ma almeno si fissa il principio che nessuno può pensare di fare salti in avanti senza aver dato impulso a una seria politica di riuso, recupero e raccolta differenziata. Ma anche su temi importanti come politiche per gli anziani, agricoltura, artigianato, ambiente, connessione tra settore turismo-ristorazione e prodotti tipici locali otteniamo dei risultati importanti. Si introducono principi importanti come il policentrismo dell'Umbria e per quanto riguarda le riforme endoregionali la necessità di eliminare gli enti di secondo livello, per individuare in Province e Comuni le istituzioni di decentramento amministrativo. Viene acquisita dal governo regionale anche la necessità di dare applicazione alla legge sugli acquisti ecologici per le amministrazioni pubbliche. Positivo anche l'inserimento della valorizzazione della stampa periodica locale, del commercio equo e del mobile in stile. Certo, rimangono dei temi ancora aperti: sulla riforma delle comunità montane, su alcuni punti importanti del Piano per le infrastrutture e sui rifiuti rimangono posizioni divergenti su cui continueremo a batterci".
"Sicuramente - concludono gli esponenti Idv - dalla prima commissione esce una proposta di risoluzione equilibrata e in grado di prefigurare una regione più attrezzata a fronteggiare la grave crisi economica che sta investendo anche l'Umbria. Il riformismo che Idv intende affermare passa attraverso proposte concrete e costruttive, capaci di inserire elementi di discontinuità nelle politiche regionali".
Il Dirigente della Regione Umbria, mi ha confermato che:
1) Per il riconoscimento del beneficio fiscale, occorre che la Attestazione di Storicità si ottenga entro il mese di scadenza del pagamento della Tassa di Possesso (vedi mio precedente post);
2) Per tutte quelle moto inserite nell'Elenco della F.M.I. con il nome commerciale differente da quello riscontrabile nella carta di circolazione, la Regione Umbria si farà carico della validazione da parte della stessa F.M.I.;
3) Possono accedere alla funzione di Centro Specializzato solo persone giuridiche.
Ciao a tutti.
dario di bello -dariodibello@dottorini.com
Il capogruppo regionale dell'Italia dei Valori Oliviero Dottorini ha partecipato questo pomeriggio all'iniziativa "Se non ora, quando?" che si è svolta davanti al municipio di Città di Castello.
Guarda tutte le immagini della manifestazione
"Questa manifestazione - ha detto Dottorini - ci dà una grande lezione di libertà e di dignità. E' la risposta responsabile delle persone che credono ancora nell'Italia dei giusti e degli onesti contro chi identifica i propri affari, le proprie voglie e la propria impunità con gli interessi del Paese. Ci riempie di soddisfazione constatare che la nostra comunità ha in sè gli anticorpi per immaginare una rinascita democratica e solidale dell'Italia. Il fatto che tutto sia nato dall'iniziativa auto organizzata delle donne conferisce a questa manifestazione la forza di uno schiaffo a un potere arrogante ed eversivo".
"Erano anni, forse decenni, che la società civile di Città di Castello non rispondeva in maniera così forte e determinata a una manifestazione pubblica, scendendo in piazza in modo spontaneo e compatto. I nostri complimenti vanno alle organizzatrici e a coloro che hanno deciso di spendere la propria domenica per la democrazia e per affermare un'altra idea dei rapporti tra donne e uomini".
Gesenu è intervenuta questa mattina per dire che l'inceneritore "al momento è un costo e non ci si guadagna". Brava Gesenu, se non fosse che vuole farlo comunque, magari con fondi regionali...
Di seguito la nostra risposta:
RIFIUTI. DOTTORINI (IDV): GESENU SI ACCORGE CHE L'INCENERITORE NON CONVIENE, MA VUOL FARLO LO STESSO (MAGARI CON I SOLDI DELLA REGIONE)
"Da certe società ci si attendono maggiori risultati e meno politica. Chi gestisce la raccolta differenziata non può gestire anche l'inceneritore o le discariche"
"Prima ritardano la raccolta differenziata, poi vengono a spiegarci che l'Umbria è in emergenza. E a darci la ricetta per superare l'emergenza, che ovviamente si chiama inceneritore e ampliamento delle discariche. Sarebbe opportuno che qualcuno chiedesse conto a certe società del perché il Piano dei rifiuti sta fallendo in maniera così clamorosa, magari suggerendo maggiori risultati e meno politica". Oliviero Dottorini, capogruppo Idv in Consiglio regionale, commenta con queste parole le dichiarazioni del presidente di Gesenu Graziano Antonielli in sede di audizione presso la commissione Bilancio del comune di Perugia.
"E' singolare - aggiunge Dottorini - che il presidente di una società tra le principali responsabili della gestione della raccolta differenziata in Umbria oggi venga a lamentare il fatto che siamo in emergenza e a chiedere di realizzare al più presto l'inceneritore. Non solo: quella società ci viene a dire che è disposta a farlo, ma non gli conviene. E quindi, par di capire, dovrà essere la Regione a pagare, almeno in parte. Per giunta le dimensioni dovranno essere di oltre 200mila tonnellate. Ora, su questo tema ogni opinione è preziosa, ma forse abbiamo perso qualche passaggio. Per esempio che Gesenu è una società di gestione e che è abbastanza singolare questo suo interesse verso l'inceneritore, anche perché sia il Piano che le deliberazioni consiliari sono abbastanza chiari in proposito, parlando di separazione netta tra gestori dell'impianto finale e gestori della differenziata. C'è poi da capire cosa si intende quando si afferma che l'inceneritore con la quantità di rifiuti umbri non è economicamente conveniente: si ha in mente di utilizzare anche rifiuti non umbri per farlo funzionare? O si prevede un aumento esagerato delle bollette dei cittadini per rendere economicamente sostenibile tutta la baracca? Attendiamo risposte a queste domande, magari direttamente da chi ha la responsabilità politica della gestione dei rifiuti, per esempio l'assessore regionale, e non da chi è chiamato soltanto a gestire correttamente le politiche sui rifiuti e magari a presentare (e giustificare) gli scarsi risultati raggiunti nella differenziata. A questo proposito, oltre ai costi per conferire in discarica (87 euro) e quelli per conferire all'inceneritore (100 euro), sarebbe stato interessante che il presidente di Gesenu ci avesse presentato anche i costi, o gli utili, di una seria politica di riuso, recupero e raccolta differenziata".
"Le conclusioni a cui giunge il dottor Antonielli - conclude Dottorini - sono in apparenza incomprensibili: l'inceneritore non conviene, ma va fatto. Nel frattempo vanno anche ampliate le discariche. Pietramelina, ormai una bomba ecologica, non verrà chiusa perché è come se già lo fosse. I meccanismi premianti scatteranno solo quando Gesenu sarà in grado di coprire tutto il territorio con la raccolta differenziata. Ce n'è abbastanza per fare scuola al mondo intero: costruiremmo un inceneritore che in partenza è dichiarato non conveniente, tanto che, par di capire, dovremmo prenderci carico di rifiuti non nostri per farlo funzionare. A noi preme solo ricordare che il compito di fare le scelte spetta alla politica. E sarebbe opportuno che Gesenu si preoccupasse di fare bene ciò che in altre parti d'Italia funziona a meraviglia senza scuse né ulteriori ritardi. Soprattutto sarebbe utile scegliesse cosa vuol fare da grande: se occuparsi della raccolta differenziata o dell'inceneritore".
Guarda le proposte di legge presentate da Oliviero Dottorini nel corso della IX legislatura:
Guarda le mozioni, le interrogazioni, i question time e gli ordini del giorno presentati da Oliviero Dottorini nel corso della IX legislatura:
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