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C'è un'altra Umbria: libera, concreta, di parola

Ultime notizie in Urbanistica

"Vicenda triste e grottesca che rischia di portare un'altra ferita al tessuto urbano della città. Intervento dettato da mancanza di visione e incapacità progettuale" 

EXFatEX-FAT. DOTTORINI:

"Quella del contratto di quartiere e in particolare dei nuovi insediamenti presso la ex-Fat è una vicenda triste e a tratti grottesca che rischia di portare un'altra pesante ferita al tessuto urbanistico della nostra città. Si tratta di una scelta che, seppure ridimensionata rispetto all'ipotesi iniziale, potrebbe assumere le caratteristiche di un intervento fuori misura, dettato solo da mancanza di visione e incapacità progettuale. Una colata di cemento nel cuore storico e architettonico della città giustificata dalla dubbia necessità di realizzare unità abitative, negozi e parcheggi per auto". Con queste parole Oliviero Dottorini, presidente di Umbria migliore e Consigliere regionale, annuncia la partecipazione alla manifestazione indetta dal comitato Prato-Mattonata per il prossimo 9 ottobre al Torrione di Città di Castello. "L'amministrazione comunale - continua Dottorini - dovrebbe essere a conoscenza del fatto che il centro storico tifernate è già ricco di appartamenti sfitti che restano tali per mancanza di domanda. L'errore più evidente è stato quello di escludere l'ex Ospedale dal contratto di quartiere e di non aver fatto alcun tentativo di considerare la grande mole di case sfitte che insistono nell'area. Così, mentre in tutta Europa si interviene attraverso il recupero dell'esistente e attraverso il "rammendo" delle ferite subite dagli assetti urbanistici, a Città di Castello si dà il via a un'operazione assolutamente discutibile, assumendo il forte rischio di una progettualità non all'altezza del contesto storico, artistico e architettonico in cui le nuove costruzioni si inseriscono. Si tratta di logiche oramai datate che, al contrario di ciò che servirebbe, portano alla realizzazione di nuovi volumi, lasciando al deterioramento e all'abbandono l'esistente. Non è una novità per la nostra città. Basti pensare alle condizioni in cui versa il vecchio Ospedale, lasciato nel completo abbandono mentre si realizzavano nuove strutture per gli uffici della Asl". "Non siamo nelle condizioni - aggiunge il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Cesaroni - di conoscere quali margini vi siano per indurre a un ravvedimento l'amministrazione comunale. Sappiamo però che, al contrario di quanto previsto in delibera, il progetto e la relativa documentazione non sono stati ancora inviati in Regione. Constatiamo inoltre che anche tra le fila della maggioranza si iniziano a intravvedere le prime crepe nella granitica compattezza che fino ad oggi ha unito tutti nel sostegno al progetto, con una parte del Pd che prova meritoriamente a defilarsi. In altre realtà della regione, penso al collegio di San Bevignate di Perugia, la sollevazione popolare ha portato alla sospensione di opere quando le ruspe erano già entrate in azione. E la stessa cosa si può dire per Città di Castello: la mobilitazione del 2010 portò a un ridimensionamento considerevole del progetto. Per questo occorre partecipare numerosi alla manifestazione che il comitato di quartiere Prato-Mattonata ha indetto per i prossimi giorni, aprendo anche a chi in passato ha sostenuto il progetto, ma oggi ne coglie tutta la evidente contraddittorietà. E' necessario avanzare da subito una proposta operativa all'amministrazione comunale che punti a un'immediata riqualificazione dell'area e allo stesso tempo a recuperare e ristrutturare gli alloggi sfitti del quartiere, evitando in ogni modo la realizzazione di nuove cubature e il cedimento a progetti che non siano l'esito di un concorso internazionale di idee".

Perugia, 27 settembre 2014

 
"Il centro storico si svuota e le imprese chiudono i battenti, ma invece di qualificare l'esistente il nuovo Piano regolatore autorizza nuove aree edificabili e industriali" 

PRG CITTA' DI CASTELLO. DOTTORINI:

"Il clima di torpore sociale e amministrativo che si è creato attorno al nuovo Piano regolatore generale è quanto di più preoccupante si possa immaginare. Quando molti comuni si stanno confrontando con l'opzione cemento-zero, puntando su recupero e valorizzazione dell'esistente, le linee guida approvate dalla compagine governativa tifernate danno vita ad un nuovo, gigantesco, consumo di territorio che fa immaginare un uso quanto meno discutibile della strumentazione urbanistica. Non vorremmo che fossero interessi di parte - e non una seria programmazione - a orientare i destini urbanistici di una città che sta vivendo una decadenza che sembra non avere mai fine". Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell'Idv in Consiglio regionale e Presidente di Umbria Migliore, interviene sul nuovo Piano regolatore che il Consiglio comunale ha recentemente approvato.
"Città di Castello - continua Dottorini - muove da un Piano regolatore Cusmano ambizioso e che poneva attenzione al massimo riuso e ristrutturazione dell'esistente. Il nuovo Piano Nigro, di contro, appare incentrato sulla ricerca quasi spasmodica di nuove aree e terreni edificabili senza apparente motivo o necessità. Città di Castello infatti rimane stabile sui 40mila abitanti oramai da decenni, la sua capacità insediativa è nettamente sovradimensionata e caratterizzata da cubature inutilizzate e invendute di tutte le tipologie urbanistiche. Basti pensare ai negozi che quasi quotidianamente sono costretti a chiudere i battenti, alle imprese e agli artigiani che tentano di alienare i propri insediamenti produttivi, alle abitazioni anche di recente costruzione che restano vuote e prive di nuovi acquirenti. Per non parlare del centro storico, svuotato di funzioni e lasciato nel degrado, con decine e forse centinaia di appartamenti e locali commerciali sfitti o in vendita. Non si capisce quindi in base a quale logica e attraverso quali indicatori economico-sociali l'Amministrazione comunale abbia deciso che Città di Castello avesse bisogno di 20 nuovi insediamenti su aree attualmente agricole per un totale di 100 ettari di consumo di territorio, il 10 per cento in più di insediamenti residenziali rispetto al vecchio Piano Cusmano, il 10 per cento in più di insediamenti produttivi e 250mila metri quadri di nuove costruzioni".
"Il nostro - conclude Dottorini - è un territorio fragile che ha a disposizione circa 200 ettari di aree industriali in via di dismissione. Proprio queste dovrebbero essere oggetto di un serio piano di recupero, lungimirante e volto il più possibile alla tutela del paesaggio, vera ricchezza e volano dello sviluppo economico della nostra vallata. A fronte di una domanda inesistente, invece, l'Amministrazione comunale prevede ulteriori espansioni urbanistiche, isolando la parte storica della città e lasciando interi quartieri al degrado, privi di quelle realtà storiche e commerciali che per anni hanno svolto un ruolo aggregatore e di integrazione sociale e multiculturale. L'inerzia nel contrastare l'esodo di servizi comuni e primari fuori dal centro storico fa il paio con la pratica delle varianti tese a spostare esercizi commerciali e a favorire nuovi insediamenti senza tener contro dell'esistente". 
"Adesso, anche grazie alla elasticità che il Piano operativo offre, vigileremo ancora più attentamente affinché il Comune di Città di Castello non si trasformi nel tempio della negoziazione tra gruppi di interesse e politici locali dalle ambizioni facili".

Perugia, 30 Gennaio 2014
"La mancanza assoluta di una visione di città porta a operazioni a dir poco discutibili. Abbandono del centro storico e nuovo consumo di territorio i cardini degli interventi in atto"

PRG CITTA' DI CASTELLO. DOTTORINI:

"Destano forte preoccupazione le modalità con cui l'Amministrazione Bacchetta sta intervenendo sull'assetto urbanistico di Città di Castello, stravolgendo ogni pianificazione e dimostrando di non avere un'idea di città da proporre al dibattito culturale e sociale della comunità. Continuare a intervenire con varianti sul vecchio Piano regolatore quando è già ormai da anni in fase di elaborazione il nuovo è significativo di un approccio alla vecchia maniera, con l'assenza totale di una visione di città e con operazioni a dir poco discutibili. La situazione diviene particolarmente grave infatti se all'ennesima variante che dovrebbe rendere edificabili alcuni terreni agricoli in località Titta e Badiali, si aggiunge la notizia dell'investimento che Coop Centro Italia avrebbe fatto in vista di un "auspicato" cambio di destinazione d'uso per i terreni acquisiti. Qualcuno dovrà pur spiegare qual è il senso logico di questi interventi che a noi appaiono come palesemente inopportuni". Con queste parole Oliviero Dottorini, presidente di Umbria migliore e capogruppo Idv in Regione, interviene commentando l'ennesima variante al Prg che dovrebbe rendere edificabili due zone agricole di Titta e Badiali e mettendo in evidenza la gravità della notizia, riportata dal mensile l'Altrapagina, della richiesta che Coop Centro Italia avrebbe avanzato all'amministrazione comunale di Città di Castello relativa a un cambio di destinazione d'uso da agricolo a commerciale.
"Nel limite del rispetto dell'iniziativa privata che ogni singola società o cooperativa intenda portare avanti - spiega Dottorini - riteniamo inquietante quanto emerge dalle notizie di stampa. Coop Centro Italia avrebbe già acquisito alcuni terreni agricoli per un valore di 1,4 milioni di euro a circa 28 euro a metro quadro, prezzo davvero elevato per un terreno agricolo, e avrebbe trascritto nell'atto di acquisto che 'una volta ottenuto il cambio di destinazione d'uso in commerciale è interessata a realizzare un complesso d'immobili aventi funzioni diverse'. A questo punto è logico chiedersi se, e eventualmente chi, possa aver dato a Coop Centro Italia la certezza del cambio di destinazione d'uso, certezza che sembrerebbe aver determinato la volontà della stessa Coop di 'scommettere' 1,4 milioni di euro su una decisione che invece dovrà prendere il Consiglio comunale. Sarebbe opportuno che qualcuno uscisse allo scoperto e desse le dovute spiegazioni fugando ogni dubbio o sospetto. Anche per evitare di proiettare una brutta ombra sulla redazione del Piano regolatore in atto". 
"Non è nostra intenzione alimentare dubbi o sospetti - aggiunge il Presidente della commissione Bilancio e Affari istituzionali - ma è chiaro che questa situazione deve essere attentamente monitorata e credo che anche la Regione debba fare la sua parte. Al di là delle scommesse più o meno azzardate di una cooperativa, al di là di varianti quanto meno inopportune crediamo che sia sbagliato e controproducente continuare a puntare su espansioni cementizie e sul consumo di nuovo territorio, soprattutto nel contesto socio-economico che stiamo vivendo. Mentre amministrazioni lungimiranti puntano ormai su 'cubature zero' e sul recupero del patrimonio esistente, a Città di Castello il trend sembra essere sempre lo stesso: nuovo consumo di territorio, ulteriore abbandono del centro storico, assenza totale di una visione complessiva dell'assetto urbanistico. E' la tragedia di una città che rischia di essere condannata a un salto in un passato che non passa mai".

Perugia, 27 novembre 2013
"Purtroppo la protervia di amministratori locali compiacenti ha avuto la meglio e così avremo l'unico interporto senza collegamento ferroviario"

PIASTRA LOGISTICA ALTOTEVERE. DOTTORINI: SPERO IN EFFETTO POSITIVO, MA QUELLO E' UN OBBROBRIO PROGETTUALE

"Spero vivamente che la Piastra logistica possa rappresentare un volano per la ripersa economica dell'Altotevere. Mantengo tuttavia tutte le mie pesanti riserve su un progetto che non risponde ad alcuna visione strategica ed economica. Quest'opera in realtà è il simbolo della mancata coerenza e lungimiranza nel progettare il futuro urbanistico, viario ed economico della nostra vallata. Si tratta dell'unico centro intermodale senza collegamento ferroviario, privo quindi della caratteristica principale che un'opera come questa deve avere, vale a dire l'interscambio di merci almeno tra ferro e gomma". Con queste parole Oliviero Dottorini, presidente di Umbria migliore e capogruppo Idv in Consiglio regionale interviene sulla presentazione del progetto della piattaforma logistica dell'Altotevere che considera "un obbrobrio progettuale".
"A tempo debito - ricorda Dottorini - avevamo proposto il posizionamento della piastra logistica in modo da poter intersecare la linea ferroviaria e da sfruttare tutti gli assi di comunicazione per il trasporto delle merci. Purtroppo la protervia di amministratori locali compiacenti ha avuto la meglio, riuscendo a posizionare l'opera a cavallo di due comuni, in area agricola di pregio e senza la possibilità di intersecare la ferrovia. Un capolavoro amministrativo. Tra le altre cose appare evidente che il posizionamento irrazionale dell'opera è in qualche modo la giustificazione al tracciato scelto a suo tempo per la E78, altro progetto calato sulla testa di cittadini e comitati che in più occasioni hanno proposto soluzioni alternative, meno impattanti ed economicamente sostenibili. Il fatto che l'opera altotiberina goda di finanziamenti ridicoli rispetto alle analoghe di Foligno e Terni (16 milioni contro i 39 delle altre due) e che sia l'unica senza collegamento ferroviari è solo sintomatico della subalternità dell'Altotevere rispetto ad altri comprensori regionali".
"Sarebbe interessante - aggiunge Dottorini - conoscere a quale visione d'insieme corrisponda la politica infrastrutturale del Comune e della Regione perché a tutt'oggi è impossibile individuarne un senso attraverso gli strumenti della razionalità e del buon senso. L'attuale collocazione della piattaforma logistica, quando erano disponibili terreni industriali più ampi, già compromessi e a ridosso della linea ferroviaria, risponde a una mancanza di pianificazione che i nostri cittadini e il nostro territorio si troveranno ad  affrontare negli anni a venire".

Perugia, 17 luglio 2013
"Accolta la nostra proposta di bocciatura dell'articolo 37. Accettabile la parte sulla perequazione, ma abbiamo detto no al fritto misto e ai canili-appartamento"

PEREQUAZIONE. DOTTORINI: SUCCESSO DELLA NOSTRA BATTAGLIA CONTRO CONDONI E DEREGULATION. MA RESTA LEGGE TROPPO PASTICCIATA

"La bocciatura dell'articolo 37 è un risultato importante della battaglia che con i nostri emendamenti abbiamo portato avanti. Si è così evitato di sanare degli abusi edilizi e di andare incontro alla certa impugnativa da pare della Corte costituzionale. La soddisfazione per aver ottenuto questo risultato non è stata comunque sufficiente da permetterci di esprimere un voto favorevole sull'intero provvedimento. In particolare, non abbiamo accettato di avvallare un provvedimento che contiene norme confuse che ampliano la discrezionalità, nulla hanno a che vedere con la perequazione, ma assomigliano molto a servizietti fatti qua e là per accontentare questo o quello". Con queste parole il consigliere regionale Oliviero Dottorini, capogruppo Idv, ha commentato l'esito della votazione sul disegno di legge sulla perequazione che è stato approvato oggi a Palazzo Cesaroni con i voti favorevoli di Pd, Pdl, Psi e Udc.
"Abbiamo apprezzato - spiega Dottorini - che la Giunta si sia resa conto della ragionevolezza della nostra proposta di eliminare l'articolo che prevedeva la sanatoria per le costruzioni non conformi alla normativa urbanistica nel momento della loro realizzazione. Abbiamo però mantenuto una posizione critica nei confronti dell'intera seconda parte della legge. Ben 60 articoli su 74 infatti non hanno nulla a che vedere con il tema della perequazione e assumono invece le caratteristiche di un minestrone di provvedimenti, un fritto misto all'interno del quale si è voluto mettere un po' di tutto. Dalle mega residenze per i cani alle norme su edilizia ed edilizia residenziale sociale, dai centri storici alle fattorie didattiche e sociali, dagli interventi per la ricostruzione post-sisma alle norme sulla Valutazione di impatto ambientale. Interventi come questi crediamo che siano dettati dall'esigenza di rispondere ad interessi particolari piuttosto che a quelli collettivi".
"Per questi motivi - conclude Dottorini - pur apprezzando la parte relativa alla perequazione e l'accoglimento della nostra proposta in merito all'articolo 37, il nostro gruppo non ha votato il disegno di legge".

Perugia, 10 giugno 2013

"La Regione purtroppo ha dato credito a Comune e Asl 1, scegliendo la perizia più onerosa e meno appetibile. Ogni giorno che passa l'immobile perde di valore"

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"Il bando di asta pubblica per l'alienazione dell'ex ospedale di Città di Castello rischia di trasformarsi nell'ennesimo flop e di non trovare alcuno pronto ad investire la cifra di 4milioni e 750mila euro per un edificio che sta cadendo letteralmente a pezzi e che necessita di lavori di consolidamento urgenti ed molto onerosi". Con queste parole il consigliere regionale Oliviero Dottorini (capogruppo Idv) commenta l'atto approvato recentemente dalla Giunta regionale che prevede l'alienazione dell'intero immobile.
"È giusto sottolineare - aggiunge Dottorini - che la stima del prezzo è stata fatta da un collegio peritale composto da tecnici del comune di Città di Castello e della Asl n.1 e non è invece stata considerata la perizia stimata dall'Agenzia del Territorio che è pari a 3 milioni e 780mila euro e quindi più consona allo scopo che si sta perseguendo. Sicuramente la decisione di dare credito al parere del comune di Città di Castello e della Asl 1 peserà molto sull'esito dell'asta e sulla buona riuscita dell'alienazione dell'immobile. A nostro avviso infatti la stima dell'Amministrazione tifernate è spropositata e rischia di mandare deserta l'asta di alienazione, compromettendo ulteriormente il futuro della struttura che, oltre a non essere mai stata oggetto di alcun serio progetto di recupero a vantaggio della città, ogni giorno che passa si deteriora e perde di valore, lasciando spazio a una inammissibile situazione di degrado, incuria e carenza di manutenzione. In questo contesto tutte le ipotesi di un recupero virtuoso stanno tramontando. E con queste cifre sarà complicato trovare qualche privato pronto ad investire".
"Purtroppo, unico caso in Umbria, negli anni non risulta alcun progetto o piano di recupero avanzato dal comune e sicuramente la Regione ha sbagliato a prendere per buone le stime avanzate dall'amministrazione tifernate e dalla Asl 1 per l'asta pubblica. Piuttosto la Regione deve tentare di trovare una soluzione a prescindere dalle conclamate mancanze del Comune. Anche perché - aggiunge Dottorini - in questo modo rischiamo che la soluzione si allontani inesorabilmente, aggravata oltre che dall'incapacità amministrativa anche da una crisi economica che scoraggia investimenti e soluzioni positive per la collettività. Adesso non resta che attendere di vedere il bando vero e proprio che l'agenzia Umbria Sanità dovrà presentare alla Giunta regionale per l'approvazione definitiva, ma già da ora possiamo dire che siamo di fronte al rischio di perdere un'altra occasione per restituire alla città un bene di grande valore architettonico, culturale ed affettivo".

Perugia, 17 maggio 2013 

Guarda il video della visita all'ex ospedale nel marzo 2012

"L'Umbria ha bisogno di superare una visione cementizia dello sviluppo. Necessarie programmazione e pianificazione, troppa discrezionalità porta alla deregulation"

PEREQUAZIONE. DOTTORINI: PREMI IN CUBATURE ECCESSIVI E SENZA CRITERI PRECISI, CANILI DI 100 METRI QUADRI: COSI' COM'E' NON VA

"Così com'è proprio non va. La proposta sulla perequazione introduce elementi di deregolamentazione che poco hanno a che vedere con una corretta programmazione urbanistica e con una moderna pianificazione del territorio. Piuttosto vengono inseriti elementi di discrezionalità difficilmente comprensibili e temi del tutto incongruenti. Basti pensare che il testo rende possibile la realizzazione di canili fino a 100 metri quadri, veri e propri appartamenti zoologici realizzati in aperta campagna. Per non parlare della proposta di facilitazioni per realizzare nuovi annessi agricoli. Una visione cementizia dello sviluppo che già troppi danni ha fatto al nostro territorio e che dovremmo tentare di arginare anche sapendo interpretare i segnali della crisi economica che stiamo vivendo". Con queste parole il consigliere regionale Oliviero Dottorini chiede all'assessore Rometti una profonda revisione dell'atto portato in Consiglio regionale senza tenere in alcun conto le osservazioni portate dai tecnici in sede di confronto interno alla maggioranza.
"Si tratta di un provvedimento che, come abbiamo più volte argomentato in sede di confronto interno alla maggioranza, necessita di una profonda revisione, eliminando tutti quegli elementi accessori che rispondono a interessi particolari piuttosto che all'interesse collettivo. E' singolare - spiega Dottorini - trovarsi di fronte a un testo sulla perequazione che non parla di perequazione, ma si concentra soltanto su premialità e compensazioni, utilizzate non come strumenti di programmazione equa, ma come elementi discrezionali per aumentare cubature in modo quanto meno discutibile, soprattutto nella congiuntura storica ed economica che stiamo vivendo. Tecnici e amministratori, infatti, ci parlano di una vera e propria inversione di tendenza nel settore delle costruzioni, con gli stessi proprietari dei suoli che chiedono di far tornare agricoli terreni già edificabili. D'altra parte sono sotto gli occhi di tutti i danni inferti al nostro territorio e al paesaggio regionale da anni di pianificazione approssimativa e da una dispersione insediativa spesso incoerente".
"La perequazione - aggiunge Dottorini - dovrebbe essere uno strumento per garantire equità di diritti tra i proprietari nell'ambito della programmazione urbanistica. La proposta della Giunta invece prevede di concedere cubature in premio ai soggetti che si limitano a rispettare le leggi, provocando un eccesso di discrezionalità nella concessione delle quantità edificatorie. Se si considera inoltre che la proposta prevede la possibilità di incrementi anche del cento per cento delle quantità edificatorie, si capisce che siamo di fronte al rischio di una vera e propria deregulation. Per non parlare dell'inserimento in legge di norme che consentono la realizzazione di ricoveri per cani fino a 100 metri quadrati. Tutto ciò sembra perseguire proprio quello che una regione come l'Umbria dovrebbe evitare. Una delle cause della crisi che stiamo vivendo e delle difficoltà del nostro tessuto produttivo risiede proprio nell'aver contato in maniera sproporzionata sul ritorno economico dell'attività edilizia e sulla possibilità infinita di consumare il nostro territorio, incentivando in ogni modo tutte le attività legate al comparto edile, dalle cave, ai cementifici, alle costruzioni. Un modello ormai vecchio e che non offre prospettive. Da questo punto di vista questa legge rappresenta un passo nella direzione opposta a quella che noi auspichiamo".

Perugia, 8 maggio 2013
"Con il nuovo Piano sarà possibile costruire in zone collinari di alto pregio e attorno alla città storica. Interventi disordinati e senza alcuna visione d'insieme"

PRG ASSISI. DOTTORINI PRESENTA INTERROGAZIONE URGENTE ALLA GIUNTA:

"Occorre che la Giunta regionale intervenga in sede di Conferenza istituzionale per tutelare e salvaguardare il territorio e il paesaggio di Assisi, messi a serio rischio dal nuovo Piano regolatore in corso di approvazione. Assisi, patrimonio tutelato dall'Unesco, è ricca di turismo e i suoi scorci e paesaggi sono opere d'arte naturali, capaci di attrarre risorse economiche e sviluppare la filiera turismo, ambiente e cultura. Sarebbe imperdonabile comprometterne le potenzialità, intervenendo senza una visione organica e lungimirante". Con queste parole il consigliere regionale Oliviero Dottorini annuncia di aver presentato un'interrogazione urgente alla Giunta regionale in merito alla stesura del nuovo Piano regolatore del Comune di Assisi, in corso di approvazione in Provincia con il parere della stessa Regione.
"È  bene ricordare - continua il presidente della commissione Bilancio e Affari istituzionali - che la Regione fa parte a pieno titolo della Conferenza istituzionale alla quale è demandata l'approvazione del Piano. E' quanto mai urgente pertanto valutare attentamente le previsioni del Piano, con particolare riferimento ai parametri di dimensionamento planimetrico e volumetrico, tenendo anche conto del Piano paesaggistico che la Regione sta elaborando. Il nuovo Piano regolatore di Assisi presenta a nostro avviso molte criticità di carattere sia ambientale che urbanistico. In maniera disordinata e senza alcuna visione d'insieme molte aree collinari e agricole di pregio precedentemente tutelate vengono autorizzate alla costruzione, con un consumo di territorio assurdo e non rispondente ad alcuna esigenza funzionale. Questo fenomeno è particolarmente presente nelle frazioni minori, come Torchiagina, Castelnuovo, Tordandrea, nei centri urbani collinari come Viole - San Vitale, Capodacqua e nei territori agricoli di pregio come Rocca Sant'Angelo e Passaggio di Assisi. Se non bastasse, il nuovo Piano autorizza la costruzione su aree che precedentemente erano considerate fascia di salvaguardia assoluta intorno alla città storica dove era vietata ogni possibile edificazione, consentendo tutti gli interventi possibili compresi quelli di ristrutturazione urbanistica e di ampliamento".
"Con la nostra interrogazione - conclude Dottorini - chiediamo che la Giunta regionale si interessi da protagonista delle sorti di un territorio, quello di Assisi, che non ammette dilettantismi o interventi legati a una visione cementizia dello sviluppo. La cosa da fare è quella di rendere prescrittive le caratteristiche contenute nelle stesse norme Unesco che tutelano la città. Un segnale forte e auspicabile è quello di rinviare la seduta della prossima Conferenza istituzionale per dare modo alle associazioni ambientaliste e ai comitati dei cittadini di intervenire con osservazioni e argomenti che mettano in piena luce tutte le criticità del nuovo Piano regolatore".

Perugia, 26 aprile 2013

Scarica l'interrogazione
"Fare luce su ulteriore inclinazione attraverso una Commissione tecnica regionale. Situazione non può essere lasciata nelle mani del solo comune di Città di Castello"

TORRE CIVICA. DOTTORINI (IDV) INTERROGA LA GIUNTA SULLA SICUREZZA DEL MONUMENTO: QUANTIFICARE DANNI E ACCERTARE RESPONSABILITA'

"La Regione deve valutare attentamente se l'ulteriore inclinazione di sei millimetri riscontrata dalle recenti misurazioni della Torre civica di Città di Castello dipendono da fattori naturali o se i lavori eseguiti recentemente e nel passato hanno influenzato questo peggioramento di staticità. Stiamo parlando del monumento simbolo della città ed è necessario accertare eventuali responsabilità o superficialità tecniche, progettuali e amministrative". Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale, annuncia di aver presentato un'interrogazione urgente alla Giunta regionale in merito alle preoccupanti notizie di un aggravio della pendenza dello storico monumento altotiberino.
"Riteniamo urgente e inderogabile - continua Dottorini - la nomina di una Commissione tecnico-scientifica da parte della Regione Umbria che valuti attentamente e in maniera terza la reale pendenza della Torre civica ed eventuali problemi di staticità strutturale, relazionando in modo dettagliato al Consiglio regionale sulle cause e sulle reali responsabilità di quanto sembra stia avvenendo. È bene ricordare infatti che, oltre agli investimenti iniziali, il progetto di miglioramento sismico è stato finanziato dalla Regione con ulteriori 500mila euro, di cui una prima tranche è già stata erogata. Se realmente si fossero riscontrati dei peggioramenti nell'inclinazione del monumento, sarebbe opportuna una valutazione approfondita della situazione che non può essere lasciata nelle mani della sola amministrazione comunale di Città di Castello che non appare nelle condizioni di riuscire a risolvere il problema".
"Sarebbe grave - conclude Dottorini - se a seguito di lavori eseguiti negli anni e mesi scorsi, la staticità e la pendenza della Torre civica invece di stabilizzarsi stesse continuando a peggiorare. I cittadini devono conoscere il reale stato di sicurezza in cui versa l'antico monumento tifernate ed eventualmente a chi o a cosa imputare la responsabilità dei danni che si sarebbero verificati. Se, come è credibile, l'amministrazione comunale non ha responsabilità dirette in quanto sta avvenendo, appare tuttavia doverosa un'azione di tutela dell'immagine e delle finanze della città che porti a individuare eventuali responsabilità progettuali o nella realizzazione dei lavori. I tifernati hanno il diritto di sapere cosa sta succedendo e di poter tornare a godere di un monumento che fa parte della storia di Città di Castello e che deve essere messo a disposizione delle sue potenzialità turistiche e culturali".

Perugia, 28 settembre 2012

"Sbagliato giocare allo scaricabarile. Le immagini parlano da sole e inchiodano il Comune. Se c'è un progetto, faremo squadra con chiunque per il bene della città" 

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"Le immagini parlano da sole. Comprendiamo l'imbarazzo e la difficoltà del Sindaco Bacchetta nel vedere come un palazzo così importante di Città di Castello sia stato lasciato al degrado e all'abbandono per tanti anni. Altre realtà come Foligno e Gubbio hanno elaborato progetti e piani di recupero che poi sono stati sottoposti alla Regione, ma le amministrazioni che si sono succedute a Città di Castello, di cui lui ha sempre fatto parte, non sono state in grado di fare altrettanto. Adesso il punto non è quello di giocare allo scaricabarile, ma di cercare una soluzione prima che sia troppo tardi. Sappia Bacchetta che noi siamo pronti a fare squadra con chiunque, compreso lui, pur di togliere la città, e in particolare il centro storico, dal degrado in cui è precipitata negli ultimi anni grazie a politiche prive di buon senso e visione strategica". Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale commenta le "nervose esternazioni" del Sindaco di Città di Castello in merito alla vicenda dell'ex Ospedale di largo Muzi lasciato nel più completo abbandono e degrado.
"A gennaio del 2010 - aggiunge Dottorini - avevamo già denunciato questa grave situazione, ma nessuno degli allora amministratori raccolse l'invito a un'azione decisa che andasse oltre la propaganda elettorale. Il nostro timore è che la città possa perdere altri pezzi, come è già avvenuto per i corsi universitari a Villa Montesca o per le sede di Equitalia. Ricordo solo che fu un mio emendamento ad evitare che venissero messi in vendita i beni del lascito Franchetti, nel completo silenzio dell'Amministrazione comunale. È urgente che Città di Castello esca da questo immobilismo amministrativo che la porta ad isolarsi dal resto dell'Umbria ed a subire in silenzio scelte che la vedono subalterna e incapace di proposta".
"La politica tifernate - conclude il capogruppo regionale dell'Italia dei Valori - deve reagire e presentare subito alla Regione un Piano di recupero per la struttura dell'ex Ospedale, consultando i cittadini e garantendo la massima partecipazione possibile. Non vorremmo che si ripetessero gli stessi errori del contratto di quartiere nell'area ex Fat o della scelta del tracciato per la E78. Occorre capacità di fare squadra, ma prima di tutto occorre un progetto. Se il sindaco Bacchetta lo ha, ce lo faccia sapere e, se non è indecoroso, noi faremo la nostra parte. Altrimenti continueremo a chiedere ciò che è giusto e doveroso per il bene e il decoro della nostra città. Come abbiamo sempre fatto"

Perugia, 20 marzo 2012 
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